Le Nazioni Unite celebrano oggi la Giornata mondiale dei Diritti dell’Infanzia. Tralascio le solite cazzate sui pericoli che corrono i bambini nella moderna società dell’informazione con gli orchi in agguato digitale  e non voglio nemmeno parlare delle bolle di sapone mediatiche sugli asili-lager; vorrei fare una riflessione più sul “quotidiano”. L’italia ha recepito la convenzione sui diritti dell’infanzia  nel 1991 ed è previsto che i bambini abbiano (art. 24), il diritto di esprimere la propria opinione (art. 12) e ad essere informati (art. 13) abbiano diritto alla nazionalità (art.7), abbiano il diritto di avere un’istruzione (art. 28 e 29) e sopratutto abbiano il diritto di giocare (art. 31). Oggi i bambini, anche nel nostro paese,  sono solo l’ennesimo target dei pubblicitari, soggetti a cui indirizzare le campagne di marketing. Lo stato non ha attuato alcuna attività di sostegno alle famiglie per la tutela dei figli, non esistono, di fatto, strutture pubbliche di accoglienza per i piccoli, questi dall’infanzia all’adolescenza vengono parcheggiati in strutture private che li coinvolgono sempre in qualche attività anche ludica ma sempre strutturata; i bambini di oggi non giocano più e quando lo fanno è sempre secondo un insieme di regole. Ieri ero al centro commerciale, ovviamente si avvicina Natale ed è pieno di giocattoli. Guardavo i Lego, i mitici mattoncini della mia infanzia, quasi tutte le confezioni erano in qualche modo legate ad un merchandise ma quel che è peggio i pezzi non permettevano di costruire molto altro; pubblicità e schemi, così li vogliono. Ma anche la TV maledizione, non voglio entrare nel merito dei cartoni animati fin troppo “buonisti” (ma dove cazzo sono i cattivi?), non esiste più una trasmissione di informazione ed intrattenimento per i più piccoli e quelle che ci sono vengono trasmesse quando capita, non sono un appuntamento fisso, una certezza per i più piccoli.

Comunque come mille altri prima di me segnalo l’iniziativa in atto su Facebook di cambiare il proprio profilo; i giornali di oggi la riportano come legata a questa Giornata mondiale dei Diritti dell’Infanzia, secondo me è una coincidenza ed è il solito meme che sui social network si propaga in maniera super accelerata, un’iniziativa partita per caso e  che si è diffusa ben oltre le aspettative del suo sconosciuto creatore; in ogni caso è una bella idea così come è bello ricordare nelle foto dei propri “amici” virtuali i simboli dei momenti più belli della propria vita, quelli legati all’infanzia.

Nel riquadro la mia attuale foto del profilo su FB, non è proprio un cartone animato della mia infanzia, ma io sono rimasto un bambino ;-)

 

(ANSA) – CASERTA, 18 NOV – A Casal di Principe, nessuno tra la gente si dice’contento’ per l’arresto del boss Antonio Iovine. I casalesi vanno anche oltre, dicendo che quando ‘c’era la camorra, si viveva meglio. Ora che c’e’ lo stato siamo rovinati’. ‘Qui tutti rubano, i politici come i boss. Ma la differenza e’ che mentre i boss mangiano la torta ma ti danno anche una fetta, i politici mangiano solo per fatti loro. Siamo marchiati, nessuno ci da piu’ lavoro’. Altri se la prendono anche con Saviano: ci ha rovinato.

Leggendo questo pezzo su ANSA.it, il mio primo pensiero è stato “nuclearizzateli” . Ma poi riflettendoci meglio mi rendo conto che in italia oggi stiamo vivendo un momento drammatico. C’è poco da rallegrarsi, come fa Tremonti, sul fatto che non finiremo come la Grecia e non avremo bisogno dell’elemosina dell’UE come l’Irlanda; magari ha ragione ma ciò non migliora la situazione di quelle famiglie che riescono a stento a sopravvivere e che sono disposte ad aggrapparsi a tutto per tirare avanti. Qui poco importa il qualunquismo di chi dice che la mafia, almeno lasciava le briciole ai poveracci, qui quello che conta è la terribile sensazione di abbandono, da parte delle istituzioni, delle persone oneste che non riescono a dar da mangiare ai propri figli. Le dichiarazione raccolte dai casalesi, intesi come abitanti di Casal di Principe vanno interpretate come quelle di persone che, in questi tempi terribili, non riescono a trovare un lavoro, come persone che in questo momento drammatico di divisione politica, sociale e, ahimè, anche geografica vengono realmente ghettizzati. Di che stupirsi se magari estremizzano il concetto espresso dall’antico detto – si stava meglio quando si stava peggio -? Certo questo è l’humus in cui attecchisce il seme della mafia ma chi ha gettato il concime?

Questo è più che altro un test per vedere come funziona un plugin di WordPress per generare le gallerie fotografiche. Direi che come test, non è male :-)

Per chi non sappia chi sia Tricia Helfer, invito alla visione di Battlestar Galactica.

L’11 novembre ci ha lasciato anche Dino De Laurentiis, uno dei tanti italiani che ha contribuito a far conoscere il nostro paese all’estero come culla della scienza e della cultura prima che la nostra scuola fosse riformata per produrre semi-analfabeti con l’i-phone e che la nostra cultura fosse ridotta a scopiazzare(male) format americani di dubbio gusto.

Dino De Laurentiis fu costretto ad andare via dall’italia ed emigrare negli Stati Uniti nel 1972, quando la legge Corona cominciò a penalizzare le co-produzioni internazionali che avevano portato ad una rinascita del Cinema italiano degli anni ’60  e avevano contribuito a far distribuire i nostri film in tutto il mondo.

E’ inutile stare qui a raccontare la vita, i lavori e i riconoscimenti di questo grande produttore di origini partenopee, si trova tutto su Wikipedia;  voglio ricordarlo solo con alcune produzioni di grande successo che in qualche modo hanno condizionato la mia “formazione”. In primo luogo voglio ricordare “Barbarella” del 1968 con la splendida Jane Fonda, poi “King Kong” del 1976 con Jessica Lange, ancora “Flash Gordon” del 1980 con la suggestiva colonna sonora dei Queen e infine il film “Dune” di David Lynch tratto dall’omonimo romanzo di Herbert.

R.I.P.


Dagli anni ’90 le case discografiche, in crisi di vendita per essere rimaste ancorate a un modello di business obsoleto, che è quello della vendita dei dischi, hanno cominciato a sfornare le boy band da sbattere su MTV per tentare di raccattare qualche spicciolo con i video e i concerti rivolti a un pubblico di teenagers con i gusti indirizzati dalla TV. Si iniziò con i Take That nel 1990 per arrivare ai  Backstreet Boys di tempi più recenti; anche in italia abbiamo avuto i Lunapop ma come sempre da noi le tendenze di oltre Manica/Oceano arrivano in ritardo e più attenuate, c’è da dire, in alcuni casi, per fortuna.

I giapponesi che sono sempre avanti hanno pensato di portare all’esasperazione questa tendenza; così invece di faticare per imporre il successo virtuale ad una popstar hanno pensato di accorciare il percorso e creare direttamente una popstar virtuale che vada in contro alle esigenze del pubblico.

Nasce così Hatsune Miku una rock star sintetica creata da Crypton Media. Hatsune Miku è  o un avatar virtuale olografico che utilizza un sintetizzatore vocale Yamaha Vocaloid e che sta letteralmente facendo il tutto esaurito nei concerti e sta sbancando il mercato dei DVD e dei Blueray. Il video è davvero autoesplicativo.

Che dire: se devo scegliere fra i cantanti fasulli sfornati da X-Factor o dalla De Filippi e Hatsune Miku… beh l’avatar giapponese è mille lunghezze avanti, anche perchè mi ha fatto venire in mente Macross.