Nel 1983 nasce lo Swatch, contrazione di Swiss Watch, un nuovo modo di concepire l’orologio da polso, il definitivo sdoganamento dell’orologio al quarzo, già in circolazione dagli anni ’70, la diffusione del concetto di orologio non più come oggetto per la vita ma come accessorio di moda da cambiare in base all’abbigliamento o all’umore.
Come tutti i ragazzi degli anni ’80 ho avuto un numero non determinato di Swatch, certo per moda, ma anche perché talvolta bellissimi oggetti da collezione e ne ho ancora un paio che metto ogni tanto.
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Dagli anni ’80, tuttavia, milioni di orologi di plastica, a volte di dubbia qualità, hanno invaso il mercato per finire in pochi mesi nella spazzatura, di sicuro, alimentando il fenomeno della monnezza a Napoli; tutto ciò senza voler tacere dell’impatto ambientale delle piccole batterie che alimentano gli orologi al quarzo, scarsamente ecologiche e spesso smaltite dalle mafie in maniera tutt’altro che lecita, persino negli oggetti quotidiani. Addirittura il cemento con cui è fatta la vostra casa potrebbe contenere una grossa percentuale di nichel derivato dalle batterie a bottone e tutti sanno che il nichel assorbito in quantità eccessive è un grosso pericolo per gli essere umani.
Certo l’orologio al quarzo è comodo, non bisogna ricordarsi di caricarlo, poi oggi con i microprocessori si possono integrare infinite funzioni aggiuntive e alcuni orologi possono persino sincronizzarsi via radio con orologi atomici che danno l’ora esatta con un accuratezza di millisecondi, ma l’ambiente viene prima; bisogna smettere di inquinare e tornare ad un uso più consapevole delle risorse del pianeta. Un piccolo sacrificio, insomma, che ripagherà i nostri figli e le generazioni future. E’ ora dunque di tornare indietro ai valori antichi dei nostri avi e, un po’ come sarà abbandonare le sia pure comode buste di plastica offerte dai supermercati in favore delle più ecologiche sporte della nonna(*), così bisogna ritornare agli orologi meccanici, i vecchi orologi a corda che non abbisognavano di batterie per funzionare, che erano un oggetto di culto tenuto con cura maniacale e che accompagnava la persona per tutta la vita. Certo, è ovvio che se proprio non si vuole rinunciare alla comodità basta prendere un orologio automatico; un orologio meccanico, cioè, che si ricarica da solo sfruttando il movimento del braccio, un orologio assolutamente ecologico che sfrutta l’energia cinetica che altrimenti andrebbe dispersa e contribuirebbe ad un aumento, se pure minimo, del surriscaldamento globale.
Quindi, fate come me(**), passate tutti in massa a un orologio automatico, i vostri figli vi ringrazieranno.
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(*) L’operazione di sostituire le buste di plastiche con le ecologiche borse della spesa, ovviamente, dopo un boom iniziale di consensi, pian piano si va ridimensionando come si può osservare facendo la spesa in qualunque ipermercato dove, dopo un’iniziale diffusione di borse di ogni tipo e colore, si tornano a vedere, sempre più, i carrelli ricolmi di buste di plastica. Ovviamente a guadagnarci, da tutto ciò, sono coloro che adesso fanno pagare caro quello che prima offrivano a titolo gratuito, con buona pace degli “ambientalisti”.
(**) Nella foto un orologio automatico, pure carino, comprato a due soldi su eBay