Un po’ di anni fa mio padre si dilettava a coltivare svariate verdure in un piccolo terreno ereditato. Una volta aveva piantato i pomodori, non so quanti fossero, forse una ventina di piante, ricordo solo che un giorno, d’estate, andammo insieme a raccoglierli e ricordo ancora quella esperienza, che sarebbe dovuta essere un gioco, un momento da passare all’aria aperta. Allora io avevo, forse, quindici anni di meno, certo è che di quella giornata mi è rimasta impressa indelebilmente perchè alla fine avevo la schiena a pezzi, letteralmente distrutto.
Il lavoro in campagna è duro, ripetitivo, alienante, faticoso e rende davvero poco, tanto poco che gli anni ’60 e ’70 hanno visto i braccianti agricoli trasformarsi in operari di catena, lavoro alienante anch’esso, ma almeno ci mangi a fine mese… e la campagna? Come ai tempi delle piantagioni di cotone nel sud degli States perchè non far ritornare la schiavitù che poi ci facciamo anche il KKK alla matriciana. Dalla Puglia, alla sicilia, dalla Campania, alla Calabria, migliaia di persone, per lo più, provenienti dall’Africa, certo non sempre in maniera regolare, lavorano nei campi clandestinamente e vivono ammassati in dei capannoni fatiscenti e tutto per un tozzo di pane; stiamo parlando, per i pomodori, di un euro a cassetta, diavolo un euro!!! E nonostante tutto qualche imbecille pensa sia anche normale divertirsi a sparare loro addosso con una carabina e dopo ciò devono pure stare zitti e continuare a subire. Ma la storia non vi ha insegnato proprio niente??! Adesso ecco pronto un fantastico piano del governo per fermare le “rivolte” di Rosarno, mandiamo contingenti di polizia e deportiamo tutti nei Cpt.
Comunque il ministro dell’interno ha ragione quando dice: “è stata tollerata, senza fare nulla di efficace, un’immigrazione clandestina che ha alimentato da una parte la criminalità e dall’altra ha generato situazione di forte degrado”. Il problema, infatti è proprio quello, lo stato non è mai intervenuto nei confronti di chi per anni ha trattato queste persone come schiave condannandole a un degrado economico e sociale che non può non sfociare in moti di ribellione; quello di cui nessuno si rende conto, invece, è che l’immigrazione è e sarà inarrestabile. E’ come il principio dei vasi comunicanti: le persone continueranno a emigrare da posti degradati a posti un po’ meno degradati e non basteranno le cannonate a fermarle. La soluzione? Boh, probabilmente tentare la strada, difficile dell’integrazione anche perchè l’alternativa sono i ghetti. Giusto ieri sul Corriere c’erano una serie di considerazioni di Giovanni Sartori circa l’impossibilità di integrazione dei musulmani, beh senza entrare nel merito della questione l’unica mia considerazione è che se la cultura occidentale è talmente debole da farsi assimilare da un sistema sociale teocratico e illiberale importato da una minoranza di immigrati beh allora merita l’assimilazione c’è poco da dire. In realtà ciò che vedo è esattamente il contrario, gli immigrati di seconda generazione, i ventenni insomma, sono fin troppo integrati alla cultura occidentale, altro che pregare in direzione della Mecca.
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