Da bambini uno scherzo tipico che si faceva(almeno io e i miei fastidiossissimi amichetti) era quello di smontare i classici accendigas piezoelettrici della mamma, tirarne fuori il meccanismo e utilizzarlo per dare la scossa agli amici; particolarmente divertente, ricordo, era dar la scossa alle bambine appoggiate ad una ringhiera collegando l’armamentario ad un’estremità della stessa, quindi senza farsi vedere se non per ridere, ma dopo…
Secondo lo stesso principio funziona Zanza-click. L’aggegino, io possiedo Click la versione portachiave, mi è stato regalato dal mio amico Sandro e promette di ridurre il prurito e il gonfiore derivante dalle punture di piccoli insetti con l’applicazione di scariche piezo-elettriche, col giusto voltaggio e amperaggio, direttamente sulla puntura. Francamente ero un po’ scettico sulla reale utilità di Zanza-click, tuttavia, in questa vacanza, fra l’altro nella Camargue, zona molto paludosa, ho pensato di portarmelo dietro e devo dire di essermi ricreduto circa la reale utilità del cosino. Sulle gambe ho ricevuto una quarantina di punture di zanzara, ma non da parte di un insetto francese, ma da una nostranissima zanzara, racattata nelle campagne fra Monopoli e Castellana il week-end prima di partire e che ha deciso di viaggiare con me per 1400 chilometri e banchettare con i miei polpacci, tutt’ora ridotti ad una specie di groviera. Beh devo dire che le scosse piezo-elettriche del cosino giallo, sono state davvero salvifiche.
Nuovo arrivo “inutile” direttamente da Marsiglia (o giù di lì): il piccolissimo PicooZ Atom. Io non so se sia in vendità in Italia, certo che in Francia ci sono PicooZ di tutte le specie e, anche considerato che Pierpaolo ha aperto la caccia ai PicooZ di casa facendomi fuori l’Apache e l’Insecta, naturalmente non ho ho potuto fare a meno di comprarne uno. Fra i tanti (la scelta è stata difficile, ma la consorte mi ha obbligato ad un solo esmplare) ho scelto l’Atom. Cos’ha di particolare l’Atom? Beh prima di tutto come si vede nelle foto e lungo poco più di metà di un normale Picooz (che ricordo sta comodamente nel palmo di una mano), poi è in plastica rigida se pure leggerissima, utilizza meno energia (4 batterie invece di 6) ed è talmente minuscolo che sta tranquillamente in un vano ricavato nel comando a distanza a raggi infrarossi. Dalle prime prove sembra (poco) maneggevole esattamente come il normale Picooz (più del pesante Apache per intenderci) ma non posso fare altri test finchè il cacciatore di PicooZ non va a nanna.
Ogni volta che i giochi a premi come il Superenalotto raggiungono cifre record spuntano fuori i soliti ben pensanti che animati da buone intenzioni sono lì lancia in resta pronti a diendere la povera popolazione inerme dal vizio del gioco e dalla incapacità “psicologica” di far fronte all’improbabile vincita.
Anche in questi giorni che il Superenalotto ha raggiunto il montepremi record di 115 milioni di euro leggo sull’Ansa che il Codacons ha fatto ricorso al TAR per salvaguardare i poveri giocatori indotti a sprecare le loro risorse finanziarie in improbabili sistemi per sbancare il jackpot del Superenalotto proponendo di spalmare i soldi in palio fra i vari premi; intanto un vescovo “propone” addirittura di devolvere il montepremi ai “poveri” terremotati abruzzesi.
Io dal canto mio faccio una considerazione: il gioco del Superenalotto, per come è concepito serve proprio a realizzare possibili vincite altissime, spingendo la gente a giocare sempre di più. Devolvere il jackpot a qualunque causa benefica (i terremotati dell’Abruzzo, poi, hanno già chi li protegge, gli hanno pure recentemente accordato il voto), semplicemente, porterebbe alla fine del gioco oltre che ad infiniti e motivati ricorsi, del resto che senso ha giocare se il premio va in beneficenza? D’altro canto se si voleva spalmare quei soldi fra i vari premi il gioco sarebbe stato concepito così fin dall’inizio. Fare da balia agli eventuali imbecilli che decidono di chiedere i soldi agli usurai nella speranza di vincere i 115 milioni è inutile, anzi da un punto divista darwiniano, direi che è dannoso e controproducente. Dovebbe essere palese che vincere al Superenalotto è statisticamente molto improbabile il che non vuol dire che uno non possa provarci, avere una probabilità su n-milioni di vincere è sempre meglio che nessuna e tutto sommato l’investimento è basso… come? Ah eccolo sento la voce del solito che dice: – Certo l’obiettivo dello stato è quello di invogliare tutti a giocare con la scusa che tanto è il costo di un caffè… ma io sono furbo eh… io non gioco MAI e sistematicamente vinco un euro a settimana, ma voi giocate pure, non c’è miglior contribuente di quello felice di pagare… – Certo complimenti, per questa settimana lei ha vinto due caffè!!! Facciamo così: la prossima settimana il caffè te l’offro io e tu la smetti di rompere i coglioni. Ma cazzo, ci vuol tanto a capire che con quell’euro si compra un sogno?!? Non siamo macchine, con quella schedina in mano puoi sognare di vincere 100 milioni di euro, puoi passare mezz’ora a immaginare cosa ci faresti con tutti quei soldi, puoi vivere la tua ucronìa personale, puoi spostarti in una dimensione parallela dove tutti i tuoi sogni si sono avverati, dove non devi preoccuparti dell’avvenire dei tuoi figli (si però noon fargli guardare tutta quella spazatura in TV, eh!). Detto questo io non gioco mai, non gioco perchè sono pigro e non mi va di andare in ricevitoria, giocherei online se avessero realizzato un software decente; ad ogni modo se vincessi, dopo essermi comprato tutti i Soul of Chogokin, terrei tutto per me ;-PPPP
Si Ok, è un po’ vecchio, per questo l’ho trovato a 16 euro da Conforama, però è proprio carino. Fra i gadget tecnologici, questo è uno dei meno inutili. Sostanzialmente Hipper è un lettore mp3 che si interfaccia a qualunque dispositivo USB (adesso ho una chiavetta da 4Gb) e legge mp3 e wma cambiando colore a tempo di musica. Mi ricorda i primi effetti di winamp nel 1996 :-), però è proprio li, nel soggiorno, accanto a Nabazag che suona Bregovic e illumina il suo angolino.
La riproduzione fotografica della prima pagina del Corriere della Sera del 21 luglio 1969, il giorno dopo lo sbarco lunare mi è stata recapitata a casa dei miei. Di solito uso l’indirizzo di miei genitori per i pacchi, dato che io non ci sono mai a casa. Passo a prendere il pacco, lo apro e mostro ai miei il contenuto, e mia madre: – con la gente che muore di fame, butti i soldi per queste cazzate -; Sob! A dire il vero mi sono sentito vagamente in colpa, ma è passato presto.