Facile sarebbe mollare tutto e fuggire in Paraguay o abbandonarsi all’ucronia del superenalotto incolpando gli dei per essere vissuti nella ”sbagliata” dimensione senza fermarsi a pensare che stai vivendo anche in quella ”giusta”. Facile addormentarsi con la sinfonia n.8 di Schubert, facile quasi quanto essere pessimista alla cazzo di cane quando non ce n’e’ motivo alcuno, facile come snobbare i reality show e poi guardare Star Trek Voyager e pensare chissa’ perchè Braga poi… facile abbandonare le proprie vecchie abitudine a favore di nuove nemmeno tanto diverse.
Nel 1980 avevo sette anni, odiavo mettere qualsivoglia cappuccio, uscivo in bicicletta per le strade, restavo tranquillamente solo in casa, giocavo con i soldatini, guardavo tanti cartoni animati. A quei tempi mi ammalavo più o meno una volta l’anno e la cosa mi faceva terribilmente piacere tranne quando succedeva d’estate.
Negli anni ’80 non esisteva il telefonino e il telefono di casa era grigio, pesantissimo e aveva una rotella forata per comporre il numero se non eri in casa non eri rintracciabile, al limite c’erano le cabine a gettone, e se perdevi una puntata di goldrake dovevi aspettare le repliche perchè non c’era il VCR e per molti la tele era ancora in bianco e nero. No, non c’era internet e anche se davano i Ragazzi del Computer sulle prime TV private non esistevano nemmeno i PC. Le consolle erano Atari, avevano appena sostituito Pong ed erano appena usciti i primi Commodore. Non c’erano gli MP3 e nemmeno i CD, esistevano i giradischi già a 45 e 33 giri c’erano pure i mangiadischi, i 78 giri erano roba da vecchi conosciuti per sentito dire ; c’erano già le cassette per registare la musica dalla radio o con un po’ di fantasia dalla TV quando c’era Sanremo. Certo la musica era orrida ma erano sempre gli anni ’80. Gli anni ’80… ne riparleremo!
Siamo in USA dove la sanità, si sa, eccelle per i suoi alti standard qualitativi anche se non tutti possono permettersela. John domenica mattina falciando l’erba del prato inciampa in un sasso e si graffia una mano su un chiodo arruginito lasciato li da un carpentiere portoricano quando ha montato il palco in giardino per l’ultimo giorno del ringraziamento. Così John va al pronto soccorso a farsi medicare e dopo aver controllato i documenti della sua assicurazione gli fanno un’antitetanica ma, proprio quando stanno per dimetterlo, John cade riverso per terra in preda alle convulsioni. Subito ricoverato il povero John, in coma, diventa un paziente per il Dottor House. House dopo aver studiato con i suoi collaboratori la cartella clinica del paziente scopre che l’antitetanica ha provocato un ingrossamento delle ghiandole surrenali a causa di una rarissima allergia, ma una normale cura cortisonica dovrebbe risolvere. Così viene praticata un’iniziezione di cortisone e il paziente immediatamente si riprende ma scopre di essere paralizzato dalla vita in giu’, ancora una volta House inizia un consulto con i suoi collaboratori e dopo una risonanza scopre che una massa certamente tumorale comprime le vertebre lombari causando la paralisi, così l’unica cosa da fare e inziare immediatamente un ciclo di chemio per risolvere il problema. Dopo una settimana John, ormai calvo, sembra riprendersi ma il Dottor House nota una strana chiazza verde sotto l’unghia dell’alluce sinistro e così deduce che il tumore non era un tumore ma una bolla d’aria dovuta ad un ematoma causato da una caduta dalla bicicletta quando aveva sette anni e che se non ridotto porterà alla paralisi permanente entro sette ore. Per risolvere il problema l’unica è una rischiosissima operazione che ha un 50% di rischio di mortalità. Viene chiesto il consenso alla famiglia e si procede immediatamente. L’operazione ha successo e John si rialza subito dopo e viene dimesso in meno di un’ora con una cura a base di aspirina; così mentre il dottor House si allontana zoppicando John maledice tutti i portoricani e i loro maledetti chiodi arrugniti..